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Image by Marek Studzinski

Medicina Integrata

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Dott. Roberta Baccara

Già da ragazzina sentivo il richiamo per il cammino spirituale, mentre leggevo libri che aprivano la mia coscienza e cominciavo i primi percorsi di crescita personale. All’università, studiando medicina, ero molto interessata alle varie materie, mentre mi continuavo a chiedere cosa c’è di oltre. Le ricerche della fisica quantistica hanno cominciato a darmi strumenti per tenere insieme spazi e mondi apparentemente diversi: da un lato la materia, densa e inerte, dall’altra l’energia, e tutta la controparte sottile che la materia stessa si porta con sé.

Da questa mia ricerca interiore è partito il bisogno profondo di trovare il mio modo di portare avanti quella che una volta veniva chiamata “arte medica”, che è un concetto per me significativo, che va oltre quello che è solo la professione. Perciò ho puntato a quella che oggi definisco medicina integrata, dove per integrata intendo un doppio livello di significato: integrare diversi strumenti e tecniche, che lungo il cammino incontro e approfondisco, mettendoli a disposizione di chi si rivolge a me, mentre, più in profondità, la parola si colora anche di un significato più interiore, dove c’è lo spazio per integrare le varie parti di sé che emergono e hanno bisogno di esprimersi e di procedere insieme, lungo il cammino personale.

 

Al centro di tutto questo sta la persona, con il suo vissuto e il senso che ha per lei, profondamente, l’esperienza che sta vivendo: perché oltre al dolore, oltre al sintomo, oltre alla malattia, che ovviamente vengono considerati, c’è dell’altro, qualcosa da comprendere, qualcosa da sentire, qualcosa che può diventare la base per un nuovo passo. E si può andare ancora oltre, partendo dal principio che ognuno di noi sia un’anima, che attraverso il corpo fa esperienze. La prospettiva così è ancora più ampia, e permette di andare all’essenza del vissuto, mentre l’anima stessa diventa un fattore importante di guarigione

E quali sono le tecniche che, oggi, vado ad integrare?

​Intanto metterei l’attenzione all’aspetto del colloquio, che non è una parte secondaria, ma una chiave essenziale. Esserci con l’altro e per l’altro, in piena presenza, con un ascolto che porta al cuore. Già custodire questo spazio, porta ad aperture interessanti e a belle possibilità di lavoro. La relazione stessa, che si costruisce insieme nel tempo, ha un ruolo chiave per la guarigione, così come lo spazio alle domande e alle riflessioni. Spesso anche riflettere sull’anatomia e sulla fisiologia dell’organo in salute porta a comprensioni sul significato analogico e simbolico di un sintomo. E nella restituzione di ciò che una persona porta, spesso c’è già una chiave possibile di trasformazione.

 

Altro aspetto significativo è per me il lavoro sul corpo: il tocco, gentile e rispettoso, può facilitare la trasformazione di memorie corporee, e di conseguenza il benessere della persona. Spesso lo propongo in modo ampio, anche a persone che arrivano per motivi apparentemente molto diversi. E in particolare, sul corpo, uso due tecniche diverse:

 

La terapia craniosacrale, che con un tocco leggero va a lavorare prevalentemente sul sistema muscolo-fasciale del corpo, mentre l’operatore rimane in continuo ascolto del ritmo craniosacrale, che è una leggera pulsazione del sistema liquorale (quel liquido in cui “galleggiano” cervello e midollo spinale): il corpo può così rilasciare tensioni fisiche ed emotive, stress, dolore, e riportare la persona a uno stato di benessere.

 

Un’altra tecnica sul corpo (che porta un riequilibrio profondo, anche a emozioni e pensieri) è la Calatonia. Tecnica di origini brasiliane, ancora poco conosciuta in Italia, parte da un tocco sottile, prevalentemente su mani e piedi, ma talvolta anche in altri distretti del corpo e, nello spazio-tempo di questi tocchi lunghi e leggeri, il sistema trova un nuovo modo di regolarsi, mentre il tocco copre tanti aspetti di tante scale differenti. Risulta molto efficace, tra le altre cose, per stati di ansia, per difficoltà di sentire e percepire sé stessi, per ritrovare un contatto più profondo e più intimo con le parti di sé, per ritrovare una connessione con il senso della vita e dell’esistenza, ma anche come tecnica di rilassamento e di riequilibrio profondo.

 

Un altro strumento che propongo, da solo o abbinato ad altri, è il Theta Healing: è una sorta di “chirurgia energetica”, è un modo molto semplice ed efficace per lavorare su credenze non più funzionali, trasformandole. Consiste in una meditazione guidata che porta a un particolare “spazio di lavoro”. Da lì, partendo da una domanda o un tema o un sintomo che la persona porta, si può andare a chiarire in modo semplice e immediato quale credenza profonda ci sta alla base. Da li è possibile portare trasformazione e guarigione profonda, fino al livello delle cellule, e trasformare, in modo molto armonico, processi e vissuti della propria vita quotidiana.

 

Un’altra chiave di decodifica, che può diventare anche un viatico, è data dall’astrologia: chiarire aspetti simbolici dell’esperienza della coscienza, data dagli aspetti astrologici del cielo della propria nascita o della combinazione di questo con un qualche momento specifico, permette di comprendere in quali ambiti o aspetti della vita c’è da lavorare, per comprendere il messaggio profondo. Permette di capire in profondità processi della coscienza, per andare oltre, trasformandoli.

 

Infine lavoro con le persone utilizzando, quando serve, degli integratori, dei prodotti omotossicologici e/o dei fiori australiani, singoli o composti, per supportare il sistema fisico ed emotivo della persona, con i sintomi che porta, con le condizioni di eventuale disequilibrio che richiedono un aiuto per rendere il corpo capace di un nuovo riequilibrio. L’omotossicologia sostiene il riequilibrio del corpo andando, con dei prodotti composti di vari rimedi omeopatici, a eliminare tossine, a sostenere un organo colpito, in acuto o in cronico, da una disfunzione, mentre si lavora a una riduzione generale dell’infiammazione del corpo (spesso “silente”, perché di basso grado). Gli integratori su base fitoterapica sostengono la persona che vive il sintomo in un modo un po’ diverso, dando al corpo quelle molecole, derivate dalle piante o dalle gemme, che sostengono varie funzioni. Il discorso di floriterapia, con i fiori australiani (così come anche i fiori di bach), va a lavorare più su un piano emotivo- energetico. In certe patologie può essere interessante anche lavorare direttamente sul sistema immunitario, che come si studia con la PNEI e con le neuroscienze, è un ramo molto importante del riequilibrio corporeo.

Spesso, in caso di patologia o di sintomi, sono diversi i piani e i livelli che hanno bisogno di essere sostenuti.

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